Ma quale homo homini lupus? Ci dicono, da sempre, che l’uomo nasce cattivo e con il suo simile è aggressivo come un lupo. Lo leggiamo nei libri fin dall’antichità, da Plauto a Machiavelli, a Thomas Hobbes, che ci riconoscono solo l’istinto di sopraffazione e sopravvivenza: accettiamo di convivere per paura che l’altro sia più forte di noi. Nemmeno le religioni aiutano: promettono praterie celesti a chi non si comporta da lupo, lasciando intendere che senza “la paura” saremmo bestie feroci.
Se passassimo per la filosofia, il ragionamento sarebbe lungo e meriterebbe di citare Jean-Jacques Rousseau, il buon selvaggio, i contratti sociali e teorie che nascono dall’osservazione dei nostri comportamenti nelle società e non dalla conoscenza scientifica della natura umana.
Soffermiamoci su quest’ultimo punto: tentiamo di capire se la scienza può chiarire la nostra vera natura, perché ci vogliamo bene o ci facciamo la guerra, se è normale che qualcuno si senta superiore a un altro e così via.
La nostra inchiesta, non vi stupisca, parte da Parma, perché tra le antiche vie del granducato si aggira un uomo identico a Einstein (anche se è solo in odore di Nobel) che qualche anno fa dimostrò che il nostro cervello è programmato per governare «persone buone».
«La natura ci ha creato un meccanismo per volerci bene», spiega il professor Giacomo Rizzolatti. E la prova è il “neurone specchio”, scoperto grazie a un macaco. «Se la cultura dominante poi invita a fregare il prossimo, a fare quello che vuoi infischiandotene degli altri, il meccanismo dei neuroni specchio si atrofizza».
Dunque non nasciamo lupi, abbiamo solo il neurone specchio arrugginito perché qualcuno (da sempre) ci insegna a «privilegiare l’individualismo e a essere egoisti». Cattivi Maestri.
di Pier Luigi Vercesi tratto da Sette Magazine