PARTECIPAZIONE COLLABORATIVA, COMPETIZIONE LEALE ED AMBIZIONE PERSONALE

settembre 4th, 2012

La moderna scienza dell’etologia ritiene che nei rapporti reciproci gli animali sociali tendono a cercare un punto di equilibrio fra competitività e collaborazione.
Anche in ambito umano è dunque fondamentale arrivare a creare le premesse per giungere ad un equilibrio fra la competitività e la collaborazione. Tale equilibrio non si compone automaticamente, ma occorre uno sforzo ed una seria volontà di negoziazione di ciascun soggetto. Un esempio di questo equilibrio può essere rappresentato dal quarto tempo nel rugby, il quale simboleggia il ritorno al legame primario tra i concorrenti circoscrivendo la competizione alla sola durata della partita.

In un sistema sociale fondato sulla partecipazione collaborativa dunque la competizione non è eliminata ma acquista connotati diversi rispetto a quelli intrinseci alla competizione esasperata contemporanea.

La competizione non deve essere più caratterizzata da una frenesia prevaricatrice dell’uno sull’altro, dalla brama di superare l’altro per eliminare una minaccia alla propria realizzazione personale; bensì dalla lealtà e dal rispetto dell’avversario per il desiderio di veder prevalere chi effettivamente possa essere il migliore, il più indicato, a fornire quel determinato contributo concreto alla comunità. Solo in questo modo la competizione giova effettivamente alla comunità in un ottica evolutiva: vinca pure chi lealmente dimostra di essere il migliore.

Accettando una filosofia di questo tipo anche chi soccombe non si sente propriamente sconfitto in quanto ha sì perduto in quella specifica competizione ma dalla sconfitta ne trae giovamento dal momento che solo con il prevalere del migliore la specie è in grado di progredire proseguendo il suo cammino evolutivo; come dire si è persa la battaglia ma si è vinta la guerra!

Nella competizione leale si desidera individuare quali sono i soggetti più abili a ricoprire determinati ruoli all’interno della comunità; alla competizione dunque si attribuisce una caratterizzazione di forte utilità sociale in quanto diviene il processo attraverso il quale si può riuscire a selezionare chi possa essere il migliore a svolgere una certa funzione. Al contrario la competizione esasperata contemporanea è essenzialmente al servizio dell’ambizione individuale, dell’esaltazione del singolo individuo desideroso di prevalere sull’altro perchè visto come una minaccia alla propria affermazione, si perde dunque di vista l’importanza della selezione in chiave sociale.

In un contesto di competizione leale al termine di quella specifica competizione i concorrenti tornano ad essere collaborativi tra loro, non hanno motivo di esistere sentimenti di rancore, di invidia o di rabbia verso chi ha prevalso nella competizione in quanto si è consapevoli che solo chi prevale è in grado di svolgere quel ruolo specifico nel modo più redditizio per la collettività; la selezione quindi torna utile per tutta la comunità, compresi i concorrenti soccombenti: una competizione che genera benefici ad ogni partecipante. Come Nash insegna: il miglior risultato collettivo non è realizzabile quando ciascun concorrente cerca di massimizzare il proprio utile personale; bensì quando si cerca di ottenere il miglior risultato possibile per sé e per il gruppo.

Quanto detto sopra si concilia perfettamente anche con il concetto di ambizione.

Parlare di serena accettazione della sconfitta in una competizione in un’ottica di giovamento per l’interesse generale non significa decretare l’annullamento dell’interesse individuale a vantaggio del solo interesse collettivo. Sarebbe un grave errore sacrificare l’ambizione personale in quanto in una comunità è fondamentale stimolare la realizzazione del singolo piuttosto che reprimerla.

L’ambizione del singolo assume semplicemente un significato diverso da come intesa oggi: non più individuale, cioè strumentale all’affermazione del proprio ego, ma partecipativa, in quanto caratterizzata dal desiderio di affermarsi allo scopo di fornire il proprio contributo allo sviluppo della comunità in ottica evolutiva. Da ambizione strettamente individuale ad ambizione del singolo con vocazione collettiva: la realizzazione individuale diviene strettamente connessa con il raggiungimento del bene comune.

Non è forse il desiderio di affermazione, a prescindere dalle proprie capacità e dal proprio merito, che induce alcuni competitori a ricorrere a strumenti sleali per prevalere nella competizione? Ciò non accadrebbe se si radicasse la mentalità che tanto maggiore è il raggiungimento del beneficio collettivo quanto superiore potrà essere la soddisfazione del proprio interesse individuale.

Società Partecipativa