LA FORMAZIONE DI UNA NUOVA CONCEZIONE DI SOCIETA’

settembre 2nd, 2012

Il diciannovesimo secolo ha visto fiorire una nuova concezione della società, dello Stato e dell’autorità ed ha visto nascere, in un caso, o divulgarsi, nell’altro, ideologie affermatesi fino ai nostri giorni: marxismo e liberismo.
Di straordinaria innovazione fu la portata di entrambe queste ideologie, ciascuna portatrice di valori positivi.

Il marxismo si inserisce in un contesto storico di grandi soprusi verso le classi sociali più deboli ed introduce l’idea di una società più equa e paritaria. Il liberismo, invece, traduce in ideologia l’aspirazione di successo e realizzazione di ognuno di noi, obiettivi raggiungibili da chiunque sia disposto ad impegnarsi attraverso il lavoro ed il sacrificio.

Come spesso accade, però, è la concreta realizzazione dell’idea a fare danni: il marxismo applicato si è trasformato in totalitarismo comunista, le cui concrete esperienze storiche sono state disastrose e sotto gli occhi di tutti noi; ed il liberismo si è trasformato in capitalismo consumistico sfrenato.

Sebbene le due ideologie sopra esposte siano l’una l’opposto dell’altra, hanno un elemento in comune, il punto di partenza: la proprietà. Mente l’una la considera esclusivamente di tipo collettivo, l’altra la esalta in chiave privata. A prescindere da queste distinzioni, è il concetto di proprietà ad essere il reale protagonista; l’uomo è un semplice spettatore.

Errore antropologico del socialismo è stato quello di subordinare il bene dell’individuo al funzionamento del meccanismo economico-sociale; scompare il concetto di persona come soggetto autonomo di decisione morale. L’eliminazione della proprietà privata e la statalizzazione degli strumenti di produzione riduce ogni cittadino ad un semplice pezzo dell’ingranaggio della macchina dello Stato.

In opposizione al marxismo prende piede l’idea della società dei consumi, si mira a sconfiggere il comunismo sul terreno del puro materialismo portando avanti la tesi che una società di libero mercato possa conseguire un soddisfacimento più pieno dei bisogni materiali umani di quello assicurato dal comunismo. Si riduce totalmente l’uomo alla sfera dell’economico e del soddisfacimento dei bisogni materiali. Il progresso di una comunità viene inteso in un modo esclusivamente economico, si perde di vista il valore dell’uomo come persona. Si forma una società fondata su valori puramente utilitaristici e con una continua sfrenata sollecitazione degli istinti di godimento immediato, rendendo difficile il riconoscimento della gerarchia dei reali valori dell’uomo. In definitiva nel capitalismo consumistico si esalta il dominio delle cose sugli uomini, la prevalenza del capitale e dei beni materiali rispetto alla libera soggettività dell’uomo.

La fine del ventesimo secolo ci ha fatto assistere al crollo dell’ideologia comunista e ci ha fatto credere che il sistema consumistico fosse quello più rispondente ai nostri bisogni. La realtà di questi ultimi anni, però, sembra darci risposte diverse; il fallimento di un’ideologia non determina necessariamente la vittoria dell’altra.

Così come non è concepibile un sistema sociale in cui prevalga l’interesse dello Stato su quello del singolo cittadino; non è nemmeno tollerabile un sistema in cui sia il profitto ed il consumo l’unico indice e valore della propria esistenza.

Uno stile di vita orientato soprattutto sull’avere, piuttosto che sull’essere, riduce l’esistenza ad un godimento materiale fine a se stesso. Si assiste ad un consumo frenetico e disordinato delle risorse naturali con l’unico desiderio di avere e godere nell’immediato, senza pensare alle conseguenze future di una simile condotta.

La crisi sociale protagonista della nostra epoca può essere provocata proprio da uno stile di vita in cui la produzione ed il consumo occupano il centro della vita sociale e diventano il riferimento centrale della comunità. L’essere umano è al servizio del mercato, mentre in realtà dovrebbe essere quest’ultimo a servizio delle esigenze umane.

Noi vogliamo adoperarci per diffondere l’idea che è possibile realizzare modelli sociali e stili di vita in cui ognuno si possa adoperare in collaborazione con gli altri uomini per una crescita comune; in cui ogni uomo abbia consapevolezza dei suoi doveri verso le generazioni future e verso la Natura dalla quale è ospitato. Una società degna dell’uomo.

Società Partecipativa