Il nostro stile di vita è caratterizzato da una forte spinta utilitaristica e da un individualismo sfrenato. Ciò si proietta sul nostro modo di consumare: il consumo di oggi a volte più che essere dettato dall’esigenza di soddisfare concreti bisogni, è spinto da una passione divoratrice rivolta a generare un godimento immediato ed irrinunciabile. Si delega al consumo la soddisfazione immediata di ogni nostro bisogno.
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Oggi si assiste all’affermazione della libertà individuale senza alcun limite; la libertà si è trasformata in eccessivo amore di se stessi, in affermazione illimitata del proprio interesse con il desiderio di non subire alcuna limitazione da obblighi morali e di giustizia.
Ma come si è formata questa cultura? Come si è originato il culto per l’individuo?
Secondo la teoria dei giochi d’impresa in uno scenario di negoziazione chi vuole portare a casa qualcosa per sé deve offrire anche agli altri la possibilità di guadagnare qualcosa.
Questo concetto è reso di facile lettura grazie alla celebre morale del dilemma del prigioniero: in una situazione di competizione fra parti avverse conviene sempre darsi delle regole e rispettarle; anche di fronte alla possibilità di avere vantaggi immediati, il venir meno al rispetto dei patti nel tempo genera effetti nocivi di gran lunga superiori ai benefici immediati goduti. In altre parole la reciproca sfiducia non porta vantaggio ad alcuno.
L’etologia è la disciplina naturalistica che studia il comportamento animale analizzandolo comparativamente alla luce dell’evoluzionismo darwiniano. In quest’ottica il comportamento è visto come un fenomeno soggetto alla selezione naturale: nel corso delle generazioni si affermano ereditariamente i moduli di comportamento che in un certo habitat risultano più redditizi. La disciplina è nata nel 1935 con la pubblicazione del primo lavoro di Konrad Lorenz (1903-1989). Nei suoi celebri studi sull’aggressività ritualizzata il padre fondatore dell’etologia giunge alla conclusione che comportamenti eccessivamente aggressivi porterebbero in breve all’estinzione della specie e dunque rappresentano uno svantaggio evolutivo.
Come scrisse il filosofo greco Aristotele (IV secolo A.C.) nella sua “Politica” l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Ma la socialità è un istinto primario o è il risultato di altre esigenze.
Darwin affrontò la questione partendo dall’osservazione del branco di animali. Nella lotta per la vita ciascun animale sente il bisogno di stare vicino ai propri simili per poter ottenere aiuto e difesa. Da ciò nasce un sentimento in ciascun animale che Darwin definisce simpatia per gli altri animali della sua specie.
Alcuni ricercatori della “Emory University” di Atlanta hanno spiegato la propensione all’altruismo grazie ai risultati dei loro studi sull’attività neuronale. Con l’altruismo si attivano le stesse aree cerebrali che sono sollecitate da cibi preferiti e da sostanze stupefacenti quali ad esempio la cocaina.
Interessanti sono anche quelle teorie che evidenziano la stretta relazione fra buon umore ed atteggiamento altruistico. La teoria dell’effetto priming afferma che l’umore positivo aumenta l’accessibilità ai contenuti di pensiero positivi e l’altruismo serve a prolungare un piacevole stato d’animo positivo. Dal momento che il buonumore fa percepire l’ambiente senza pericoli, il comportamento altruistico viene favorito da questa elaborazione (Schwartz). Il pensiero positivo inoltre aumenta la propria autoconsapevolezza ed autostima favorendo un atteggiamento di disponibilità verso l’altro piuttosto che di ostilità.
Nel 1798 venne pubblicata l’opera di Thomas Robert Malthus (1766-1834) il Saggio sul principio di popolazione, in tale lavoro si evidenziava come la popolazione crescesse secondo una proporzione geometrica, mentre la quantità di cibo secondo una proporzione aritmetica. Di conseguenza sarebbe stato necessario intraprendere una seria lotta alla sopravvivenza in quanto prima o poi le risorse alimentari non sarebbero più riuscite a sfamare la popolazione esistente.
L’essere umano, rispetto a tutte le altre specie animali, nutre un grande bisogno: quello di dare un significato alla sua esistenza.
Ognuno di noi risponde a questo bisogno con comportamenti differenti, alcuni cercano di aumentare il loro valore, inteso in senso materiale, attraverso l’incremento della propria ricchezza, il potere, le conquiste, il giudizio positivo altrui (strategia materiale); altri, invece, cercano di trovare un significato nella vita, in senso prettamente spirituale, attraverso la fede religiosa o le ideologie (strategia spirituale).